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sabato 30 aprile 2011

Il Lillà di pasquetta

Ho trascorso la pasquetta in campagna, tra piovaschi e raggi di sole, nel tentativo di grigliare qualche spuntatura di maiale condita con paprica e miele. Tra le piante zuppe d'acqua è spuntato un lillà, e finalmente ho capito perchè era così bella la casetta in Canadà...

giovedì 28 aprile 2011

FIGLI del GRANDE ALBERO

Guardiamo sempre con rispetto e ammirazione il grande Castagno che si erge fiero nel giardino di mio padre.  Per diverse ragioni. La prima, quella più importante, perché una creatura così imponente e così anziana merita rispetto per il semplice fatto di esistere. La seconda perché è bellissimo, e non serve essere necessariamente amanti della natura e del verde per apprezzarne la bellezza e l'armoniosità del fogliame. La terza ragione riguarda la sua meravigliosa capacità di scandire con i suoi tempi e i suoi colori le stagioni, trasmettendo serenità e amore per la vita. Senza mai dimenticare infine gli splendidi marroni che ci è solito regalare ad inizio autunno, squisiti. Una pianta fantastica, enorme, con la sua ombra estiva regala un piacevole fresco riparo dalla calura opprimente, specie quando il vento le accarezza le foglie, regalando quasi una musica rilassante, leggera. Un sogno.
  

Ci ritroviamo spesso a parlare della sua salute perché lo amiamo, il nostro Castagno, d'un amore vero, intimo, silenzioso. Spesso ci preoccupiamo per alcuni acciacchi che comincia a mostrare, nonostante la sua giovane età di rampante settantenne.
A volte il vento, severo ed impassibile nel suo mostrarsi, provoca qualche danno, strappandogli via alcuni rami. Ma lui, il Castagno, con tacita dignità prosegue il suo cammino nel tempo, dando vita a nuovi germogli, nuovi rami. E' come se ci suggerisse ogni volta che in fondo nella vita il miglior atteggiamento possibile è proprio quello di andare avanti, nonostante tutto e contro tutto, andare avanti senza arrendersi alle ostilità del mondo, perché anche quelle fanno parte dello spettacolo dell'esistenza. Ma il nostro amore per lui ci porta spesso ad ignorare la saggezza dei suoi silenti consigli, e le preoccupazioni per il suo futuro aumentano e s'infittiscono.
Qualche anno fa una terribile ondata di caldo, con un vento simile ad un phon acceso con temperatura massima,  gli ha provocato una brutta ferita su tutta la chioma, facendo seccare moltissime foglie, nel giro di due o tre giorni. Non avevo mai visto nulla del genere. Ci siamo spaventati ma poi è arrivato l'autunno che ha reso tutto più "normale", come se nulla fosse accaduto. E' tornato come sempre a produrre piccole gemme, che poi si sono ingrossate; nell'aspetto complessivamente la pianta non sembrava avere nulla di differente rispetto agli anni passati. Quando poi è tornato finalmente a vegetare abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo e abbiamo messo da parte per un po' i nostri timori, ammirandolo nuovamente nel suo massimo splendore.
Negli ultimi anni purtroppo ci si è messo anche il Cinipide Galligeno del castagno a "rompere i marroni", nel vero senso della parola. Un animaletto cinese giunto da lontano a causa di una sprovveduta politica di importazione di piante. L'insetto è arrivato in Italia senza il suo naturale antagonista e questo ha creato uno squilibrio pericoloso, come tutti gli squilibri creati dall'uomo. Il Cinipide ha cominciato a proliferare in modo imponente, spassandosela alla grande, nell'orgia di castagneti piemontesi prima, diffondendosi su tutta la penisola poi, causando notevoli danni. Il tenero animaletto è solito depositare le sue uova nelle gemme a foglia e quando le larve nascono se ne cibano voracemente, formando una sorta di galla. Quando le gemme si aprono in primavera risultano irreparabilmente deformate determinando per la pianta grande sofferenza. Una vera calamità, la cui unica soluzione sembra essere quella di inserire nell'ecosistema l'insetto antagonista, per ricreare un equilibrio accettabile. Questo quanto meno quello che hanno fatto in Piemonte, pare con risultati anche soddisfacenti.


Troppe insidie, troppe avversità, e se il nostro mitico Castagno non ce la facesse un giorno? Come potremmo restarne senza? E lui senza di noi? Quel pezzo di giardino, con la sua erbetta umida e muschiosa, l'odore del sottobosco che diffonde bucoliche sensazioni. Tutto questo potrebbe un giorno svanire sotto i colpi di una natura impazzita e violentata. Questi gli interrogativi che ci hanno spesso portato a riflettere, e abbiamo considerato sempre più la necessità di farsi trovare pronti ad un possibile evento estremo, ad un drammatico trapasso botanico. Il voler essere previdenti, la voglia di non arrendersi alle avversità, di fronte a questo spettacolare esempio della natura, ci ha spinto a tentare la riproduzione del maestoso albero, a clonarlo possibilmente identico, garantendo questo miracolo a chi verrà dopo di noi, ai nostri figli, ai nostri nipoti. "Bisogna seminare i marroni papà", queste le mie parole, "quando poi avremo ottenuto un alberello formato procederemo ad innestarlo prelevando qualche marza dal grande maestro…". L'esperienza di semina era già forte tempo fa, e la sfida non ci preoccupava affatto. Non importava che il progetto avrebbe assunto un significato solo con il passare del tempo, 20 forse 30 anni. Era nostro dovere provvedere, per amore del Castagno, per amore di chi ne avrebbe goduto in futuro.
Il Castagno ci ascoltò e volle darci un segno tangibile della sua consapevole presenza. Sotto il grande albero arrivava l'impianto di irrigazione con lo spruzzino in plastica che faceva capolino, quando veniva aperto il flusso dell'acqua, da una piccola vaschettina conica interrata. Quando l'irrigazione veniva chiusa nella vaschetta rimaneva un po' d'acqua mista a foglie secche di castagno, cadute durante l'autunno e accumulatesi lì. Qualche marrone cadde esattamente dentro questa vaschetta, umida e protetta, quasi per caso, forse per opera del grande albero, non lo so. Ma il miracolo avvenne in tutta la sua magnificenza. Tre piccoli castagnini sbucarono timidi dalla vaschetta dell'irrigazione e si guardarono attorno impauriti. Sopra di loro si ergeva maestoso il Castagno che li aveva generati.


Mio padre si accorse subito del miracolo, li espiantò e li mise in vaso, al riparo, coccolandoli e seguendone meticolosamente la prima fase di crescita, quella più delicata. Oggi tre magnifici alberelli di un paio di metri di altezza spiccano fieri intorno al grande albero, quasi completandolo, come adolescenti spavaldi alla scoperta della vita, come se volessero incoraggiarlo ad andare avanti ed a crederci, contro tutte le avversità e le follie degli uomini.

Tratto da Seminiamoli.it

mercoledì 27 aprile 2011

La bellezza leggiadra e seducente delle Clematidi...

Nella mostra ai Giardini della Landriana ho comprato una Clematide. Devo impegnarmi al massimo per favorirne una crescita rigogliosa. La regola recita: "piedi al fresco e sole in volto", le radici devono prosperare in un suolo fresco ed umido, mentre la pianta sviluppa il fogliame in pieno sole. Poi verso marzo si pota vigorosamente favorendone la ripartenza vegetativa. Intanto ci godiamo i fiori sulla pianta, poi in futuro si vedrà...

martedì 26 aprile 2011

LE PIANTE della SPERANZA

Per CHERNOBYL e FUKUSHIMA


Disastri come quelli di Chernobyl e Fukushima cambiano la storia dell'umanità, le infliggono una ferita profonda, ne violentano e ne trasformano irrimediabilmente il suo dna, purtroppo anche nel vero senso della parola. Le zone limitrofe al disastro rimangono luoghi spettrali, come spettrale è il nemico che vi si aggira, e vi si aggirerà per secoli, spietato e fatale, la radioattività. Gli uomini scompaiono, evaporano nella nube di polvere lasciata dalla loro opera distruttiva, e cala un silenzio angosciante, tutto rimane immobile, come una fotografia che con il passare del tempo ingiallisce, tutto muta rimanendo immutato. E ancora una volta la natura offre uno spiraglio di salvezza agli uomini stolti e dannati, offre loro una possibilità, una speranza di rinascita. E ancora una volta questa rinascita ha origine da un semplice piccolo seme.
        
Le piante possono bonificare il terreno inquinato da metalli pesanti ed elementi radioattivi. Tale capacità venne evidenziata già nel lontano 1948 da alcuni ricercatori italiani e poi approfondita in uno studio del 1977 in Nuova Zelanda e negli anni '80 negli USA. Il dramma verificatosi in Ucraina diede poi la possibilità ai ricercatori di sperimentare effettivamente sul campo questa tecnica depurativa. Trascorsi circa otto anni infatti dal disastro di Chernobyl vennero avviate delle sperimentazioni proprio basate sulla capacità delle piante di estrarre dal terreno sostanze inquinanti. La tecnica che venne utilizzata è nota agli addetti ai lavori con il nome di "Phytoremediation" ed è oggi utilizzata in siti contaminati da metalli pesanti o altri inquinanti per i quali si rende necessaria una bonifica ambientale. Nei terreni vicini a Chernobyl vennero coltivati i girasoli, piante in grado di assorbire mediante la crescita i radionuclidi cesio 137 e stronzio 90.  In uno stagno nei pressi della centrale, dove l'acqua risultava altamente radioattiva, vennero costruite delle zattere e sopra vennero coltivati sempre i girasoli. Le loro radici assorbirono gli inquinanti radioattivi dall'acqua, bonificando lo stagno. Negli Stati Uniti agenzie governative insieme a società private, come la Exxon Corp. e la DuPont,  hanno testato e continuano a farlo diverse varietà botaniche capaci di assorbire inquinanti dal terreno. Certo questa tecnica è lenta rispetto ad altre procedure di tipo chimico, ma è sicuramente meno invasiva e meno costosa; e in alcuni casi, soprattutto quando il problema è rappresentato dalla radioattività, forse è l'unica alternativa possibile.
      
Ma come fanno le piante a purificare il terreno? Nel lunghissimo processo evolutivo le piante hanno sviluppato dei meccanismi metabolici sofisticati per detossificare un'ampia varietà di substrati chimici e renderli più favorevoli alla vita. Inoltre le piante sono ricche di microbi e funghi che possono aiutare a decomporre e smaltire le sostanze chimiche. I radionuclidi in particolare non vengono metabolizzati dalle piante ma vengono stivati nelle radici e nelle foglie. I vegetali così sviluppati verranno gestiti come rifiuto radioattivo, non dovranno pertanto essere lasciati sul posto a decomporsi altrimenti gli elementi radioattivi tornerebbero ad inquinare il terreno. La capacità di assorbimento delle sostanze inquinanti può differire da una varietà botanica all'altra e, mentre è riconosciuta a tutte le piante in genere tale capacità, ve ne sono alcune che eccellono: le cosiddette "piante iperaccumulatrici", quelle in  grado di assorbire concentrazioni di metalli pesanti fino a 500 volte maggiori rispetto alla norma. Le piante iperaccumulatrici sono in sostanza quelle che tollerano valori elevati di metalli nell'apparato radicale e nelle foglie, e che trasferiscono gli stessi da un apparato all'altro.


   
Allora la botanica come piccola speranza da coltivare per un futuro migliore. I giapponesi, gli ucraini e tutte le popolazioni violentate dall'inquinamento della terra e dell'aria, tutti dovrebbero prendere un seme ed interrarlo. La nascita di una piantina sancirà la rinascita della speranza e della voglia di vivere. Nella speranza che il Giappone diventi il paese del GiraSol levante, invito tutti i seminatori a seminare, seminare e seminare, come unica, silenziosa ma efficace risposta verso la follia dilagante del genere umano.

    
       

Il Blog dei Seminatori

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Il Blog di Seminiamoli.it nasce dal desiderio di poter interagire con gli utenti del sito http://www.seminiamoli.it/ , per il continuo ed instancabile obiettivo di diffondere l'amore per il verde e la cultura della tutela della natura. Interagire con i propri visitatori per me si traduce in una crescita personale (si impara solo interagendo con gli altri!!!) e in un rafforzamento inarrestabile della mia meravigliosamente folle convinzione che ciascuno di noi nel suo piccolo può fare qualcosa per difendere e migliorare questo piccolo e meraviglioso pianeta.

Tratto dal sito: "Il sito Seminiamoli.it è una sorta di archivio personale, una specie di raccolta della passione per il verde, in cui ho voluto inserire tutte le mie esperienze dirette sulla riproduzione e successiva coltivazione delle varietà botaniche che più mi interessano. Seminiamoli.it non vuole assolutamente essere un contenitore scientifico di informazioni o un manuale didattico virtuale di botanica, può essere invece considerato una sorta di celebrazione della passione per la natura  e per la creazione botanica. Come ideatore e amministratore del sito mi scuso con tutti i cultori della materia, con gli esperti o i professionisti del settore, se il contenuto dovesse risultare in alcune parti incompleto o inesatto. Tutte le informazioni riportate su Seminiamoli.it sono frutto di una ricerca attenta e meticolosa sia su fonti cartacee che virtuali, arricchite ovviamente dalla mia personalissima esperienza diretta nella coltivazione delle specie trattate. Molte parti del sito contengono esperienze dirette degli utenti seminatori o coltivatori, e per me rappresentano senza dubbio la parte più importante del sito stesso, quella in cui posso imparare dagli altri cose nuove ed interessanti. Seminiamoli.it è un percorso di crescita, un cammino tra viali alberati e profumo di fiori, tra passioni per le cose semplici e sfide impossibili, come la semina delle piante tropicali rare e preziose. Seminiamoli.it vuole essere un punto di incontro tra appassionati ed amanti del verde, tra quelli che ancora credono alla ricchezza derivante dalle piante e dagli alberi, e che vogliono diffondere questo credo come si spargono i semi al vento, portando sempre più appassionati a condividere idee, informazioni e progetti."